La situazione pandemica in Uganda sta iniziato ad essere tragica. Il paese infatti si trova nel mezzo di una terza ondata che sta causando più danni di tutte le altre.
Il tasso di positività è arrivato al 17% (1259 su 7mila tamponi) e oltre 60.000 casi e 423 morti sono stati confermati dal WHO. Nell’arco di una sola settimana si è assistito ad un aumento del 30% dei positivi.
Il segretario generale dell’Uganda Medical Association, Mukuzi Muhereza, ha dichiarato che attualmente il paese si trova nel mezzo di una vera e propria emergenza poiché gli ospedali pubblici di tutto il paese sono pieni e l’ossigeno scarseggia.
Nel Paese sono, inoltre, state identificate tutte le principali varianti – la ex indiana, la sudafricana e l’inglese – e c’è preoccupazione soprattutto perché ci sono soltanto 218 posti in terapia intensiva a fronte di 44 milioni di abitanti.
Nel frattempo l’Uganda, come un po’ tutta l’Africa, fatica ad approvvigionarsi di vaccini: oltre alle dosi di Astrazeneca assicurate dal programma Covax (964mila, più altre 175 mila in arrivo), il presidente Museveni ha fatto sapere che sta cercando di rifornirsi dai cinesi di Sinovac, dai russi dello Sputnik-V e da Johnson & Johnson. I vaccini scarseggiano a tal punto che le dosi già distribuite nelle aree rurali sono state richiamate nella capitale, dove si concentra la maggior parte dei casi.
Domenica scorsa in un discorso alla nazione Museveni ha annunciato il ritorno ad un lockdown parziale come forma preventiva. L’ordine è quello di chiudere le scuole, i luoghi di preghiera e i mercati, vietare gli spostamenti tra i distretti e i raduni pubblici per i prossimi 42 giorni.
Lascia un commento