Dicono di noi

Lucia Maestri:

Carlo Basani:

Luigi Santarelli:

“La scuola agricola di Jabara ci ha stupito molto per la sua estensione, in quanto ci aspettavamo di trovare solamente un grande edificio con aule e laboratori per l’apprendimento. Ma, arrivati sul posto, ci siamo trovati davanti un enorme territorio coltivato dove i futuri contadini si esercitano e imparano le tecniche basilari dell’agricoltura. Camminando tra i campi siamo rimasti piacevolmente sorpresi vedendo la cura con cui gli “studenti” svolgono il loro lavoro, impegnandosi il più possibile per ottenere un risultato davvero ottimo.”

Stefania e Martina Santarelli

.

.

Nei giorni prima del festeggiamento dei 25 anni di cammino di ACAV con l’Africa Anna Zanella, giovane socia di ACAV, racconta la sua esperienza in Uganda:

“Nel lungo periodo saremo tutti morti.” (Keynes)

L’economista britannico che rivoluzionò il modo di pensare l’economia dopo la seconda guerra mondiale, non avrebbe condiviso il progetto di Acav. Per Keynes bisognava riflettere e soffermarsi sul breve periodo.

A circa 65 anni di distanza in Uganda il pensiero keynesiano sarebbe privo di senso. A Koboko, nel Nord-Ovest dell’Uganda, Acav in partnership con le autorità locali ragionano sul lungo periodo. Un breve excursus storico… L’Uganda è stata sconvolta nel corso degli anni 80 da sommosse popolari e guerre civili.

Nel 1986 sale al potere Museveni. Personalità discussa ma capace di mantenere la pace e ristabilire un po’ di tranquillità in un paese “melting pot”: basti pensare che in Uganda ci sono cinquanta tribù, ognuna con un bagaglio culturale e una lingua propria.

Con l’ascesa di Museveni la situazione migliora in buona parte del paese, lo stesso non si può dire per il distretto di Koboko. Quest’ultimo risente della vicinanza al Sudan e al Congo. Il Nord dell’Uganda dal 1987 inoltre è stato teatro delle scorribande della L.R.A ossia l’ ”esercito di resistenza del Signore”: un gruppo fanatico religioso che ha commesso omicidi, mutilazioni a danno delle popolazioni locali soprattutto dei bambini reclutati per diventare soldati.

La popolazione del Nord Uganda è stata costretta al nomadismo stabilendosi a volte al di là del confine sudanese, a volte al di là di quello congolese, nei campi profughi. Il continuo movimento ha portato a non praticare per diverse generazioni l’agricoltura e a non tramandare il sapere degli anziani.

La scuola ugandese cerca di colmare questa lacuna: esistono delle ore dedicate all’agricoltura. I bambini imparano la differenza fra seminare e coltivare a spaglio e in fila, studiano com’è strutturato l’ovidotto di una gallina. E gli adulti?

Qui entra in gioco Acav. A Jabara, nel distretto di Koboko, Acav ha costruito un centro agricolo dimostrativo a servizio di tutti i contadini della zona. Vengono suggeriti modi di coltivazione per migliorare le rese, vengono distribuite sementi migliorate; ci sono poi galline nei pollai, mucche e capre nei recinti per poter vedere direttamente come costruire piccoli allevamenti per generare un reddito che vada oltre la sussistenza.

Accanto ai programmi agricoli, Acav ha dato avvio anche ad un progetto di educazione al credito coinvolgendo dieci animatori locali per seguire 62 gruppi formati da circa 15 persone ciascuno.

Ad ogni gruppo viene assegnata un somma che oscilla tra un milione e tre milioni di scellini (tra 350 e 1050 euro) e viene calibrata in base al numero dei membri, il tipo di produzione ecc.

I soldi sono consegnati al gruppo e depositati in banche di credito cooperativo locali, i membri decidono insieme come investire le somme messe a disposizione.

Gli animatori e alcuni agronomi aiutano i gruppi a gestire i fondi, a migliorare le tecniche agricole ecc.

Sono stati fatti significativi passi avanti negli ultimi due anni, da quando i progetti di ACAV in collaborazione con la provincia autonoma di Trento ed il Ministero Affari Esteri italiano sono stati attivati, e ancora molta strada c’è da fare prima che le popolazioni del Nord Uganda possano superare i decenni vissuti nei campi profughi e le nuove generazioni possano sperare in un futuro.

I propositi sono buoni. Le aspettative sono alte. E la voglia di migliorare di Acav è molta. È un progetto che guarda lontano, nel lungo periodo. Nel breve periodo, che tanto piaceva a Keynes, non ci resta che augurare ad Acav un buon lavoro.

Facebook Twitter Google Digg Reddit LinkedIn Pinterest StumbleUpon Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.