IL CORONAVIRUS IN AFRICA AIUTACI PER L’ACQUA

Quando ci laviamo le mani per almeno venti secondi, così come le indicazioni anti-coronavirus prescrivono, ricordiamoci che siamo fortunati: disponiamo di acqua e abbiamo un sapone.

Il 40% della popolazione mondiale, 3 miliardi di persone, non ha né l’una né l’altro. Tre quarti degli abitanti dei paesi meno sviluppati non possono contare a casa su questi due alleati preziosi contro il contagio. In un terzo delle scuole del mondo e in un ospedale su sei non ci sono.

E’ di pochi giorni fa la notizia che il corona virus è arrivato anche nel continente nel quale avremmo scongiurato non arrivasse mai: l’Africa.

Molti paesi africani hanno adottato misure di contenimento come la chiusura delle scuole, il blocco del trasporto, la chiusura dei confini…
L’Africa però non dispone delle stesse armi che ha l’Occidente. E anche l’Occidente, contro questo invisibile e subdolo virus, ha armi spuntate, che non fanno effetto subito, ed il virus ha già colpito migliaia di vite.

L’Africa non ha sistemi sanitari adeguati per far fronte alla crisi, l’Africa non ha le attrezzature mediche, l’Africa lotta già contro altre malattie: ebola, colera, HIV, tifo, malaria. L’Africa non ha la possibilità di vivere in quarantena: il pasto si mette insieme con la fatica del lavoro nei campi, la gente per sopravvivere deve uscire dalle proprie case, in cui vivono insieme diverse generazioni. L’Africa non ha un sistema di welfare, l’Africa ha un enorme numero di persone malnutrite e quindi più a rischio perché vulnerabili.

L’Africa non ha accesso all’acqua

ACAV, da sempre attiva per l’acqua è stata chiamata ad aiutare, in Uganda.
La prima richiesta che ci è arrivata è di rimettere in funzione un pozzo rotto, al confine con la Repubblica Democratica del Congo. Non avere una fonte d’acqua vicina (vicina per modo di dire, se pensiamo ai nostri metri di paragone), implica per le persone aumentare le distanze da percorrere, il mischiarsi, l’incontrare più persone ancora. Lo capiamo ancora di più in queste settimane, tutti impegnati a ridurre al minimo le possibilità di contagio.

ACAV vuole aiutare, è ciò per cui siamo nati e ciò per cui ci impegniamo ogni giorno. 
Abbiamo subito risposto “Sì” e da domani il nostro team di operatori locali si recherà sulla fonte d’acqua rotta per eseguire i lavori. Vi teniamo aggiornati, passo passo con le attività che facciamo.
Vogliamo dare subito la possibilità di disporre di acqua pulita per bere, per mettere in atto pratiche igieniche adeguate e prevenire la diffusione del virus.

Abbiamo visto che il virus non ha limiti geografici, potremo salvarci solo insieme. Ma nemmeno la generosità che ci contraddistingue ha limiti. 

Siamo tutti preoccupati per la situazione in Trentino, in Italia, ed in molti abbiamo aiutato. Con l’impegno di chi è in prima linea potremo aiutarci a vincere questa battaglia, anche in quella terra lontana, che non ci sentiamo di abbandonare in questo momento che fa paura a tutti.

La riabilitazione di un pozzo costa: 4.500 euro se uniamo le nostre forze possiamo aiutare una delle comunità ugandesi del West Nile ad avere acqua da bere, per lavarsi le mani e frenare l’avanzata del virus. 
 

Non aspettare, aiuta ora.

Per sostenere il lavoro di ACAV nella riabilitazione del pozzo:

EU IBAN: IT 63 J 083 0401 8130 0001 3314 874
BIC: CCRTIT2T76A
CC POSTALE: 12134383

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