Novembre 2020. Tre testimonianze direttamente da Rhino Camp, dove ACAV grazie al sostegno della Fondazione San Zeno nel 2018 ha costruito una scuola per i bambini e i ragazzi rifugiati Sud Sudanesi. Ci raccontano come procede la didattica “a distanza” nel campo profughi.
Susan ha 13 anni e frequenta la quinta elementare ad Amuru. È molto riconoscente ad ACAV e alle sue maestre che le rendono visita a casa sua per lo studio [HLV: Home Learning Visits]. “Le nostre maestre vengono a casa e ci aiutano spiegandoci le cose difficili che troviamo nei materiali didattici che ci sono stati distribuiti con il supporto di ACAV. Mia madre mi ha detto che mio padre è morto quando ero ancora molto piccola. Era un soldato in Sud Sudan. Mia mamma non è andata a scuola e quindi non può aiutare né me né i miei fratelli con il materiale didattico. Sono quindi molto contenta perché posso studiare grazie al supporto dei miei insegnanti durante questo particolare periodo in cui bisogna stare a casa a causa del Coronavirus”.
Susan ha parlato allegramente dietro alla capanna della sua famiglia a Ofua IV, nel campo profughi “Rhino Camp”.
L’alunna ci ha raccontato che ha spesso ricevuto consigli e avvertimenti da parte dei suoi insegnanti riguardo all’educazione sessuale e riproduttiva e a come essere prudente per evitare gravidanze precoci.
Lugala Moses è al sesto anno della stessa scuola. Ci fornisce le ragioni per cui apprezza le visite di studio fatte a casa dai suoi professori [HLV: Home Learning Visits]. “Diversamente dall’ascoltare le lezioni alla radio, il programma HLV ci dà la possibilità di incontrare di persona i nostri professori. Possiamo far loro tutte le domande che vogliamo. La sfida di questo programma è che non possiamo avere i manuali di testo come a scuola ma è comunque meglio che rimanere senza il supporto degli insegnanti”, ha riferito Moses, uno studente di 17 anni.
Secondo Amana Scovia, maestra di quinta elementare, le HLV hanno dato agli insegnanti l’opportunità di interfacciarsi con i propri alunni. “Siamo spinti dalla passione e dall’urgenza di aiutare i nostri alunni nelle loro rispettive case. Il nostro ambiente lavorativo è unico e la didattica a distanza è estremamente limitata a causa della mancanza di infrastrutture quali reti di comunicazione, accesso alla televisione e al computer e, inoltre, molti rifugiati non dispongono di radio. Di conseguenza, il programma HLV rimane l’unico possibile mezzo di supporto ai bambini in questo tipo di situazione durante il lockdown”, ha spiegato Amana Scovia.
Gli insegnanti hanno constatato che il programma è pertinente poiché aiuta loro a mantenere il coinvolgimento degli alunni in modo da minimizzare i casi di abbandono della scuola specialmente da parte di ragazze adolescenti che sono esposte a matrimoni precoci e a gravidanze indesiderate nelle loro comunità.
Gli insegnanti si recano nelle varie comunità e ci trascorrono dalle sette alle otto ore al giorno. Attualmente, il materiale di studio fornito è stato completato e ripassato sia dagli alunni che dai maestri. Ciò nonostante, il Ministero dell’Istruzione sta pianificando il rilascio di una seconda serie di materiali scolastici destinati ad altre classi in quanto le classi candidate si preparano per il rientro a scuola. Raccontando le loro esperienze, gli insegnanti rivelano che a volte durante le HLV incontrano a volte dei bambini ammalati che non erano nella posizione di ricevere supporto didattico da parte dei loro maestri. Nella maggior parte di questi casi, gli insegnanti finiscono per consigliare ai genitori di portare questi bambini nella struttura sanitaria più vicina per un trattamento. Poi, sollecitano intenzionalmente i loro alunni per aiutarli a recuperare le lezioni perse una volta guariti.
Gli insegnanti hanno osservato che il lavoro domestico e l’agricoltura rappresentano settori chiave di impegno per i bambini da parte di alcuni genitori ma, attraverso una condivisione costruttiva con loro, si ha potuto assistere a una significante riduzione nel coinvolgimento dei bambini in queste attività durante le HLV.
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