Valutazione finale del progetto “Livelihood Sustainability for Refugees and Hosting Communities Project in Ofua Zone” finanziato dalla Fondazione Gerda Henkel

La Fondazione Gerda Henkel ha finanziato dal 2019 due progetti “Livelihood Sustainability for Refugees and Hosting Communities Project in Ofua Zone, Rhino Camp Refugee Settlement” (Progetto per la sostenibilità dei mezzi di sussistenza per rifugiati e comunità ospitanti nella zona di Ofua, nel campo profughi Rhino Camp).

L’obiettivo era rafforzare la resilienza di oltre 700 beneficiari tra le persone più vulnerabili attraverso la fornitura di strumenti e materie prime di qualità per la coltivazione e attraverso formazione su buone pratiche agricole per il miglioramento dei mezzi di sussistenza e della sicurezza alimentare. I beneficiari hanno ricevuto sementi e talee di qualità, ad alto rendimento e resistenti alle malattie oltre a formazione su pratiche agronomiche moderne e di marketing.

A fine 2022 si è conclusa il secondo progetto e ACAV si è impegnata a svolgere uno studio per comprendere l’impatto sui beneficiari.

Il progetto si è svolto in un contesto in cui il massiccio afflusso di rifugiati nel West Nile esercita un’enorme pressione sulle risorse della regione e sul sistema di erogazione dei servizi di base. Questo genera tensioni tra i rifugiati e la comunità ospitante che si sente defraudata di risorse e servizi. Inoltre, la regione del West Nile vede il 5% della popolazione totale (144.905 su 2.898.100) in uno stato di grave insicurezza alimentare con la maggioranza degli abitanti che vive di agricoltura di sussistenza.

Lo studio di fine progetto ha indagato la situazione della sicurezza alimentare, dei livelli di reddito e condizioni di vita generali, oltre a documentare le lezioni apprese e i successi del progetto.

I risultati mostrano che la maggioranza degli intervistati concorda sul fatto che gli interventi del progetto hanno risposto bene alle esigenze, hanno effettivamente raggiunto le famiglie più vulnerabili e hanno portato al raggiungimento degli obiettivi.

 “Il progetto ha affrontato molto bene la sicurezza alimentare, la nutrizione e i livelli di reddito dei beneficiari, in particolare l’introduzione di cibo base della comunità ospitante e dei rifugiati come manioca, fagioli, mais e arachidi tra gli altri. Perfettamente pertinente” ha detto un intervistato.

I risultati hanno rivelato che la quasi totalità degli intervistati (97%) concorda sul fatto che gli interventi del progetto hanno generalmente portato all’adozione di migliori tecnologie e pratiche agricole. Sempre il 97% degli intervistati ha confermato che gli interventi del progetto abbiano promosso la situazione della sicurezza alimentare e lo stato nutrizionale dei beneficiari. Oltre il 95% degli intervistati ha affermato che gli interventi del progetto hanno contribuito a migliorare i livelli di reddito e le condizioni generali di vita dei beneficiari.

“Sì, le competenze acquisite vengono praticate dagli agricoltori così come la formazione di altri agricoltori sulle migliori pratiche agronomiche nella rispettiva area che applicheranno quando torneranno in Sud Sudan. Il progetto ha migliorato il loro benessere”.

La maggior parte dei beneficiari sta abbracciando pienamente le moderne tecnologie agricole

Molti hanno riferito che gli interventi del progetto sono stati di alta qualità: “ACAV ha fatto molto rispetto ad altre organizzazioni in termini di distribuzione gratuita di sementi di alta qualità come la varietà di manioca NAROCAS 1 sia ai rifugiati che alle comunità ospitanti”.

Sul modo in cui il progetto ha promosso i diritti umani e le esigenze di una vasta gamma di parti interessate, tra cui persone con disabilità, donne e persone provenienti da comunità emarginate, oltre metà degli intervistati ha riferito di aver ridotto il tasso di violenza in famiglia poiché gli agricoltori possono accedere ai bisogni di base presso le rispettive famiglie mentre quasi metà ha riferito che le persone vulnerabili sono state raggiunte e pari rappresentanza di genere.

Nonostante le difficoltà incontrate (alcune parte dei terreni inadeguati all’agricoltura, limitazioni docute al Covid, difficoltà nei mezzi di trasporto verso i mercati), tutti gli intervistati hanno riferito che la condivisione della terra tra rifugiati e comunità ospitanti ha sicuramente promosso l’armonia tra i due gruppi. La maggior parte dei beneficiari ha ora accesso ai bisogni alimentari di base e afferma di aver migliorato i propri livelli di reddito e le condizioni di vita in generale grazie a questo progetto.

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